Vivere Meglio

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"MENTE SERENA" N. 16

Un percorso per conoscere se stessi e gli altri

Sommario percorso

Dobbiamo ricordarci che l'unica cosa con cui stiamo trattando sono pensieri, ed il pensiero può essere cambiato e, che ci crediate o no, noi scegliamo i nostri pensieri (Louis Hay).

LE CONVINZIONI

Tutti i nostri ricordi sono registrati (1) up.jpg

Più si conosce a fondo il cervello dell'uomo, più si osserva che esso somiglia, per quel che riguarda il suo modo di operare, ad un servo-meccanismo. Ad esempio il dottor Wilder Penfield, direttore del Montreal Neurological Institute, riferì recentemente, ad un congresso della Accademia Nazionale delle Scienze, di aver scoperto in una piccola zona del cervello un meccanismo registratore che incide fedelmente tutto ciò che l'individuo ha sperimentato, osservato o imparato.

Durante un intervento sul cervello, al dottor Penfield accadde di toccare, con uno strumento chirurgico, una piccola zona della corteccia. La paziente era completamente sveglia, ed improvvisamente esclamò che stava 'rivivendo' un incidente occorsole nella sua fanciullezza, e che ella aveva coscientemente dimenticato.

Ulteriori esperimenti dello stesso genere condussero ad analoghi risultati: quando venivano toccate alcune zone della corteccia cerebrale i pazienti non 'ricordavano' semplicemente esperienze passate, le 'rivivevano' realmente, con tutte le visioni, le immagini e i suoni dell'esperienza originale, come se quest'ultima fosse stata registrata su un nastro e riascoltata.

Credere significa "essere convinti" (2) up.jpg

La verità è ciò che tu credi che sia.

Credere significa "essere convinti o accettare che certe cose sono vere o reali". In un senso più ampio può anche significare che con la mente riconosciamo qualcosa come vero, anche se può mancare la certezza assoluta.

Una "convinzione" o "credenza", pertanto, suggerisce un'accettazione puramente mentale di qualcosa che in realtà potrebbe non avere affatto delle basi concrete.

Il potere delle convinzioni (3) up.jpg

La storia della civiltà è la storia delle convinzioni concepite o adottate da individui influenti. Ogni movimento politico, ogni religione, ogni filosofia comincia con una convinzione impugnata in modo convincente ed autoritario.

Se una convinzione, ad esempio "Fai il bravo perché altrimenti andrai all'Inferno", viene ripetuta, si diffonde e acquista il valore di conoscenza. Poi, questa conoscenza può essere utilizzata per sostenere altre convinzioni. E' così che i sistemi di credenze danno luogo ai sistemi di conoscenze.

Sfortunatamente, prima ancora che la gente comune avesse l'occasione di rendersi conto che le convinzioni potrebbero anche non essere giuste o adeguate, qualcuno scoprì quanto preziose potessero essere! Fintanto che questo qualcuno riusciva a convincere delle persone che avevano bisogno di qualcosa che solo lui poteva fornir loro, si creava una condizione ideale per far leva sulle loro aspettative ed ottenerne in cambio danaro, cibo, ospitalità o protezione.

Le Chiese e la Scuola dell'obbligo hanno indottrinato a forza intere generazioni con convinzioni. Più di una volta convinzioni sulla nazione, su Dio e sui bisogni economici hanno fornito la motivazione per guerre mondiali che hanno ridotto in cenere sia la civiltà del vincitore che quella del vinto.

Le idee fisse (4) up.jpg

Tutto il giorno e tutta la notte continuiamo a pensare ad un'infinità di cose diverse. Davanti alla nostra mente passa costantemente una specie di pellicola cinematografica, anche se non ci rendiamo conto del film proiettato.

Fra tante idee differenti, solitamente ci soffermiamo a considerarne, esaminarne o studiarne alcune più di altre. Perché? Perché esse ci hanno procurato un sentimento di compassione o simpatia oppure di timore o antipatia; hanno perciò suscitato in noi impressioni gradevoli o sgradevoli, non importa di che tipo. Il fatto è che certe idee, essendo "tinte" da un dato tipo di sentimento, ci interessano così tanto che le riprendiamo anche più tardi e talvolta le commentiamo con qualcuno.

Queste idee su cui ci soffermiamo passano nel subconscio dove vengono registrate ed acquistano una loro forza nei nostri confronti. Se continuiamo a riprendere queste idee diventeranno molto forti e potranno creare quelle che vengono chiamate "idee fisse" o "fobie".

I riflessi condizionati (5) up.jpg

Una volta che un'idea si registra nel subconscio si converte in qualcosa capace di generare un effetto sul corpo o i pensieri: tale effetto viene comunemente chiamato "riflesso condizionato". Ricordi come il medico, dando un colpetto con un martelletto vicino al ginocchio, fa fare un saltello alla gamba? Egli ha toccato in un punto sensibile ed ha provocato una reazione istintiva.

Nello stesso modo, ogni volta che nella tua vita accade qualcosa che si ricollega in qualche modo ad un'idea presente nel tuo subconscio, le medesima verrà "riagganciata" e creerà oggi gli stessi effetti che erano presenti quando è stata memorizzata. Se da piccolo ricevevi più affetto quando eri ammalato può succedere che ti ammali per ricevere più affetto. Da ogni malattia, infatti, vi è la possibilità di trarre un benefico che gli psicologi chiamano benefico secondario.

I metafisici chiamano questa idee sepolte nel subconscio "credenze" o "convinzioni", ossia, delle idee o dei concetti a cui il nostro subconscio crede fermamente.

Il subconscio non è in grado di discernere o di decidere, non ha infatti opinioni e non può formulare un ragionamento logico e razionale. Se noi, magari da piccolissimi, abbiamo deciso che quando siamo ammalati riceviamo più attenzioni, egli avrà preso per buona questa nostra conclusione e non si chiederà mai se essa è valida oppure no. In effetti la "valutazione" non fa parte delle sue funzioni, ciò che lui sa fare, e lo fa molto bene, è soltanto seguire le direttive che la convinzione gli suggerisce.

Il subconscio, in questo senso, è un meraviglioso archivista, un segretario automatico che non riposa mai, però, non avendo senso dell'humor, non sa discernere quando si è arrivati ad una data conclusione per scherzo o seriamente.

Se una persona, con il naso un po' grosso, adotta per far ridere gli altri l'abitudine di dire "ho un naso a patata", il suo subconscio, essendo un servitore fedele e obbediente (senza senso dell'umorismo), cercherà in tutti i modi di rendere effettiva tale affermazione ed il suo naso assomiglierà sempre di più ad una patata (...).

Ricordi la prima volta che hai udito menzionare la parola catarro? Non lo ricordi vero? Eri molto piccolo e la parola venne pronunciata dagli adulti che ti stavano accanto. Essi ti insegnarono a temerla. A forza di ripeterla ti convinsero della sua pericolosità; ti dissero di non bagnarti i piedi, di non metterti in una corrente d'aria, di non avvicinarti a chi aveva catarro perché ti avrebbe infettato ed altre cose di questo genere.

Tutto questo si registrò nel tuo subconscio e formò una convinzione relativa ai pericoli del catarro. Da allora in poi non hai avuto bisogno di ricordare le avvertenze che ti diedero, la credenza era stata registrata pronta ad essere utilizzata in ogni occasione che lo richiedesse.

Da quel momento, ogni volta che ti sei trovato in una corrente d'aria, ogni volta che ti sei bagnato i piedi oppure che ti sei avvicinato a qualcuno che aveva l'influenza, il tuo subconscio ti ha regalato il catarro (era il suo modo migliore di servirti).

Siccome non eri in grado di bloccare il messaggio prima che si registrasse nel subconscio, tutto ciò che ti è stato detto; che hai sentito dire agli altri; che hai letto nei libri o sentito dalla radio o televisione, ovvero moltissime informazioni, si sono potute trasformare in convinzioni e sono ora sepolte nella memoria del tuo subconscio.

Queste convinzioni, senza che tu te ne accorga, creano delle situazioni fisiche e psichiche che spesso sono negative per il tuo benessere. In questo modo si spiegano praticamente tutti i malesseri che affliggono la tua vita quotidiana. Non dimenticare che vengono catalogate come psicosomatiche (dipendenti dalla mente) almeno l'80% delle malattie.

Senza che tu ne sia consapevole nel tuo subconscio sono memorizzate molte idee negative (credenze o convinzioni) che possono influenzare i vari settori della tua vita, del tuo corpo e della mente. Ti assicuro che se tu non avessi accettato queste idee, ed esse non fossero penetrate nel tuo subconscio, non ci sarebbe né germe, né virus, né altro potere al mondo in grado di attaccarti.

Le tue convinzioni, dirigendo l'attività del tuo subconscio in modo negativo o positivo, rappresentano un magnete capace di attirare a te delle condizioni favorevoli (salute, abbondanza, ecc.) oppure avverse (malattia, miseria, ecc.). Come abbiamo già detto, è la tua attitudine negativa o positiva riguardo ai fatti che determina la tua vita e ciò che ti circonda, siano essi oggetti o persone.

Che immagine abbiamo di noi stessi? (6) up.jpg

Voi siete la causa della vostra rovina o della vostra buona sorte. Gli strumenti sono nelle vostre mani; potete apprendere le abilità; potete spezzare le catene e fuggire, ma se strisciate in catene e legami, chi può salvarvi? Non biasimate il Fato, che ha scritto sulla vostra testa, per la vostra condizione. Il Fato è stato preparato da voi stessi (da: Sathya Sai Speaks, Vol. Il, pag. 125.).

La più importante scoperta psicologica di questo ultimo secolo è quella dell'immagine dell'Io. Anche se non ce ne rendiamo conto, ognuno di noi porta con sé una sorta di fotografia o ritratto mentale di se stesso, che può risultare vago e mal definito al nostro sguardo cosciente e, in effetti, può non essere riconoscibile consciamente. Ma è lì, completo sin nei più minuti dettagli.

Questa immagine dell'Io è l'idea che noi ci facciamo di "noi stessi", è la convinzione di essere "un certo tipo di persona" piuttosto che un'altra. E' il risultato di ciò che crediamo di noi stessi. La maggior parte di queste immagini sorge inconsciamente dalle nostre passate esperienze, dai successi e dai fallimenti, dalle umiliazioni e dai trionfi, dal modo in cui gli altri hanno reagito nei nostri confronti, specialmente nella prima infanzia.

Con tutto ciò noi costruiamo mentalmente un "Io" (o l'immagine di un Io), e una volta che un'idea o un concetto su noi stessi entrano a far parte di questa immagine, essi diventano veri, per quel che ci riguarda personalmente. Non mettiamo in dubbio la loro validità, ma continuiamo ad agire basandoci su di essi come se fossero veri.

Capire che esiste un immagine dell'Io è una chiave d'oro per vivere una vita migliore grazie a due importanti scoperte:

  • 1. Le vostre azioni, i vostri sentimenti, il vostro comportamento e anche le vostre capacità derivano da tale immagine. In poche parole, voi 'agite come' il genere di persona che credete di essere. Non solo, ma non potete assolutamente agire altrimenti, non ostante i vostri sforzi coscienti e la vostra volontà. L'individuo che vede se stesso come un "tipo destinato a fallire" in un modo o in un altro fallisce, a dispetto delle sue buone intenzioni e della sua volontà, anche se si trova a portata di mano una buona occasione. Colui che si considera vittima della ingiustizia (un individuo 'nato per soffrire'), troverà invariabilmente qualsiasi pretesto per convalidare le sue opinioni (...)

    Ad esempio, uno scolaro che si considera come un 'tipo da quattro' o un altro che si crede completamente 'ottuso in matematica', troverà invariabilmente che le sue pagelle lo confermano tale. In questo modo egli avrà la conferma che quanto credeva su se stesso era corretto.

    Una ragazza che si considera "un tipo di persona che non piace a nessuno", se va ad un festa, vedrà che nessuno l'invita a ballare perché lei stessa allontana i ragazzi con il suo atteggiamento. La sua aria commiserevole di cane bastonato, l'esagerata ansia di piacere, o forse la sua inconscia ostilità verso coloro da cui teme di ricevere offesa, tutto contribuisce ad allontanare le persone che potrebbero esserne attratte. Allo stesso modo un commerciante o un uomo d'affari troveranno che le loro esperienze pratiche tendono a 'provare' la correttezza dell'immagine che si sono formati su se stessi.

  • 2. Si può cambiare l'immagine dell'io, e numerosi casi hanno dimostrato che non si è mai né troppo vecchi né troppo giovani per farlo, iniziando di conseguenza a vivere una nuova vita.

    Una delle ragioni per cui è sempre sembrato difficile ad un individuo mutare abitudini, personalità e modo di vivere, consiste nel fatto che fino a quel momento quasi ogni sforzo di cambiamento è stato diretto, per così dire, alla circonferenza piuttosto che al centro dell'Io.

    Numerosi pazienti mi hanno più o meno detto: "Se si parla di tecniche di pensiero positivo, le ho già provate, ma per me non funzionano". Tuttavia una piccola indagine rivela invariabilmente che questi individui hanno messo in pratica, o cercato di usare il "pensiero positivo", solo in particolari circostanze esterne, riguardo ad una abitudine particolare o un difetto del carattere. ("Otterrò quel lavoro". "In futuro sarò più calmo e rilassato". "Questo sarà un buon affare per me"). Essi, però, non hanno mai pensato di cambiare il loro modo di considerare se stessi, ovvero cambiare l'immagine del loro "Io" affinché ne conseguisse un miglioramento generale.

    Gesù ci disse che è follia applicare toppe di stoffa nuova su indumenti vecchi o mettere vino nuovo in bottiglie vecchie. Così le tecniche di pensiero positivo non possono essere usate per rattoppare la stessa vecchia immagine dell'io.


La chirurgia plastica e l'immagine dell'Io up.jpg

Apparentemente sembrerebbe non esistere alcun rapporto tra la chirurgia e la psicologia, o che per lo meno esso sia quasi irrilevante, tuttavia fu proprio uno specialista in chirurgia plastica ad accennare per primo all'esistenza dell'immagine dell'io, ed a sollevare alcuni problemi che portarono a importanti scoperte nel campo della psicologia.

Riportiamo di seguito l'interessante esperienza di un chirurgo che, ad un certo momento della sua vita, si è visto costretto a trasformarsi in psicoterapeuta per aiutare i suoi pazienti ad eliminare la vecchia immagine di se stessi; immagine che non permetteva loro di gioire del rinnovo che la chirurgia plastica aveva ottenuto sulle loro sembianze.

L'esperienza del chirurgo Maxwell Max (7) up.jpg

Quando molti anni fa cominciai a far pratica di chirurgia plastica fui sorpreso dai drammatici e inaspettati cambiamenti nel carattere e nella personalità che sopravvenivano in seguito ad un intervento di plastica facciale. In molti casi cambiare l'aspetto fisico significava creare una persona completamente diversa.

Caso per caso il bisturi che tenevo in mano diventava una bacchetta magica che non solo trasformava l'aspetto del paziente, ma la sua intera esistenza. I timidi e i riservati diventavano audaci e coraggiosi. Un ragazzo creduto 'ritardato' diventava un giovane in gamba e brillante con la stoffa necessaria per raggiungere la posizione di dirigente di azienda. Un rappresentante che non aveva più fiducia in se stesso la riacquistò completamente (...).

Era facile spiegare i successi. Prendiamo il caso del ragazzo che, a causa delle sue orecchie a sventola, veniva paragonato ad un taxi con entrambe le porte aperte. Egli era stato preso in giro per tutta la sua vita, spesso crudelmente, e la compagnia dei coetanei significava per lui solo dolore e umiliazione. Perché non avrebbe dovuto evitare qualsiasi contatto sociale? Perché non avrebbe dovuto aver paura della gente e ritirarsi in se stesso? Terribilmente restio ad esprimere se stesso in qualsiasi modo, non c'è da meravigliarsi se cominciò ad essere considerato un ritardato. Una volta corretto il suo difetto era naturale che egli assumesse un ruolo normale nella vita, come infatti fece, non esistendo più la causa del suo disagio e della sua umiliazione (...).

Ma cosa dire delle eccezioni che non accusarono alcun mutamento? Esaminiamo il caso di quella duchessa, terribilmente timida e conscia del suo brutto aspetto dovuto ad una enorme gobba sul naso. Sebbene un intervento le avesse donato un naso classico ed un volto veramente bello, ella continuò a comportarsi come il brutto anatroccolo, come la sorella indesiderata che non avrebbe mai trovato il coraggio di guardare in faccia un altro essere umano.

Se è il bisturi a produrre la magia, perché non ebbe potere sulla duchessa o su tutti gli altri che, pur avendo acquistato nuovi volti continuarono ad avere la stessa vecchia personalità? Come spiegare la reazione di quelli che sostengono che l'intervento non ha effettuato alcun cambiamento nel loro aspetto?

Ogni chirurgo estetico ha fatto questa esperienza e probabilmente ne è rimasto perplesso come me. Non importa quanto radicale sia il cambiamento estetico: vi sono dei pazienti che continueranno a dire: "Ho lo stesso aspetto di prima, non avete fatto proprio niente". Amici e parenti possono a malapena riconoscerli, tuttavia il paziente continua ad affermare di vedere un cambiamento minimo o addirittura nullo, e a negare persino che esso sia avvenuto.

Paragonare le fotografie di 'prima' e di 'dopo' non serve a niente, se non forse a far sorgere ostilità. Per una strana alchimia mentale il paziente ragiona così: "Certo, io vedo che la gobba è sparita, ma il mio naso sembra esattamente lo stesso", oppure: "Forse la cicatrice non si vede più, ma è ancora lì".

Talvolta l'immagine di noi stessi resta immutata

La scoperta dell'esistenza di una immagine interna, che serve per la considerazione che noi abbiamo di noi stessi, detta anche immagine dell'Io, spiega tutti gli apparenti contrasti che finora abbiamo discusso. Essa costituisce il denominatore comune, il fattore determinante di tutti i nostri casi, successi ed insuccessi.

Talvolta, infatti, la chirurgia plastica, oltre all'immagine fisica dell'individuo, riesce anche a cambiare la sua "immagine interna", altre volte, invece, pur essendo cambiato l'aspetto esteriore l'immagine interna resta quella di prima. In questo caso la persona si "vede" deturpata" anche se, in effetti, la cicatrice non c'è più. Non solo ma anche il comportamento resta quello di prima proprio per il fatto che la persona porta con se un immagine del suo "Io" identica a quella di prima.

Nuove profonde osservazioni scientifiche sul subconscio (8) up.jpg

La nuova scienza della Cibernetica ci ha fornito prove convincenti del fatto che il cosiddetto 'subconscio' non è una 'mente', ma un meccanismo tendente ad una meta. Una specie di computer formato dal cervello e dal sistema nervoso usato e diretto dalla mente.

La più recente, e più utile teoria, considera che nell'uomo sono presenti una mente ragionante ed una specie di "macchina automatica", che lotta per raggiungere una meta, e funziona in maniera quasi analoga ai servo-meccanismi elettronici (congegni in grado di fare un lavoro prestabilito in modo automatico, n.d.r.). Si tratta di una macchina meravigliosa, molto più complessa di qualsiasi cervello elettronico o missile guidato che l'uomo abbia saputo concepire.

Tale intimo meccanismo creativo è impersonale, agisce automaticamente e impersonalmente per raggiungere successo e felicità, o fallimento ed infelicità a seconda dei traguardi che voi stessi gli avete stabilito. Ponetegli come fine "il successo" e agirà come "meccanismo per il successo", ponetegli fini negativi e, altrettanto impersonalmente e fedelmente, agirà come "meccanismo per l'insuccesso".

Riferimenti bibliografici up.jpg

  • 1. Maxwell Max, Psicocibernetica, pagg. 34-35. Edizioni Astrolabio, Roma, 1965.
  • 2. Ispirato da Vivere deliberatamente, di Harry Palmer, pagg. 69-72. Collana "I Nuovi Delfini", Gruppo Futura - Jackson Libri, 1996.
  • 3. Ibid.
  • 4. Conny Mendez, La Metafisica per tutti, Vol. I, pagg. 17-21, El Libro Del Maestro, Pachuca, MEXICO.
  • 5. Ibid.
  • 6. Maxwell Max, Psicocibernetica, pag. 17,
    Edizioni Astrolabio, Roma, 1965.
  • 7. Ibid., pag. 21.
  • 8. Ibid., pag. 26.

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