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"MENTE SERENA" N. 15

Un percorso per conoscere se stessi e gli altri

Sommario percorso

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Premessa up.jpg

In questa lettera verranno presentati alcuni tipi di condizionamenti e gli effetti che sono in grado di provocare. I condizionamenti sono assai subdoli, perché ci fanno credere ed agire in un certo modo mentre noi siamo convinti che i nostri pensieri ed il nostro comportamento siano frutto della nostra libertà. Abbiamo pensato di avvalorare il discorso riportando alcune sedute di regressione della memoria a cui abbiamo assistito personalmente.

Per una buona comprensione dell'argomento suggeriamo di rivedere il concetto del "Bambino" come distinta personalità in noi (vedi l'articolo Le Tre personalità).

I CONDIZIONAMENTI up.jpg

Certamente, a nostra insaputa, i condizionamenti determinano gran parte della nostra vita quotidiana. Scrisse in proposito Emil Coué, un esperto in terapia suggestiva: "Ed ecco che noi, così fieri della nostra volontà, che crediamo di compiere liberamente ogni nostra azione, non siamo in realtà che marionette di cui la nostra immaginazione (subconscio) tiene tutti i fili (Emil Coué, 1).

Tutti noi, infatti, in una occasione o nell'altra ci siamo sentiti "spinti" a fare qualcosa che non avremmo voluto fare oppure siamo stati incapaci di portare a termine qualche proponimento che ci eravamo proposti.

La videocassetta della nostra vita

Possiamo definire in questo modo l'insieme di tutti gli episodi che abbiamo registrato dal concepimento in poi. Tra questi episodi vanno catalogati anche quelli vissuti in incoscienza come quelli del periodo prenatale e quelli vissuti in stato ipnotico, sotto anestesia totale oppure in preda ad un dolore fisico assai forte.

Dalle sperimentazioni fatte con la regressione della memoria abbiamo appreso che ognuno di noi memorizza in continuazione gli eventi vissuti e le impressioni relative dal concepimento in poi. Questo fatto trova anche conferma nei racconti di varie persone che sono state in fin di vita ed hanno detto di aver visto scorrere tutto il "filmino" della loro vita.

I vantaggi della malattia (2) up.jpg

Il concetto del beneficio secondario, determinato da uno stato di malattia, è ben noto non solo sul piano inconscio (per cui si è detto che le malattie psicosomatiche, quelle che dipendono dall'influenza della mente (psiche) sul corpo (soma), rappresentano ai tempi di oggi quella stessa "fuga dalle responsabilità della vita" che nel Medio Evo veniva attuata chiudendosi in convento.

Non c'è infatti essere umano che non abbia sperimentato, nella sua infanzia, il piacevole clima di premure e di facilitazioni legato regolarmente ad ogni situazione di malattia, e, nell'età adulta, il beneficio che una qualsiasi malattia, vera o inventata, ha potuto recargli con l'evitargli noiosi impegni o preoccupanti incombenze.

Per di più, scrive Deutsch, quando nell'infanzia una malattia organica coincide con un conflitto emotivo, i due processi restano fusi per sempre, sicché l'uomo tenderà sempre a servirsi delle malattie per tentar di risolvere ogni suo problema emotivo.

Tale beneficio secondario diventa più evidente in occasione di determinate psicosomatosi: è tipico il caso descritto da Booth, di un italiano affetto da una "nevrosi reumatica sine materia" che gli aveva pressoché paralizzato l'articolazione scapolo-omerale destra: per questo motivo era stato esonerato, nel suo ufficio italiano, dall'eseguire l'aborrito saluto romano; deciso antifascista, egli venne esiliato e riparò in America dove si sottopose a psicoterapia e guarì rapidamente intuendo il significato espressivo e difensivo del suo sintomo.

Altri esempi altrettanto eclatanti li troviamo nella casistica delle psicosomatosi dei militari e nelle donne di casa, frequentemente a carico del sistema locomotore, il che impedisce agli uni le faticose marce di addestramento e alle altre le non meno faticose mansioni domestiche più pesanti. Un tipico caso capitato alla nostra osservazione fu quello di una suora, in aperto conflitto con il proprio stato, che presentava una rigidità delle ginocchia, priva di un convincente reperto radiografico, che evitava alla paziente la sempre più intollerata posizione di preghiera.

Gli episodi con beneficio secondario (3) up.jpg

Gli studi fatti sui riflessi condizionati e nell'ambito della medicina psicosomatica, hanno mostrato come il comportamento di una persona in una data situazione sia quanto di meglio essa possa fare, anche se tale modo di agire può sembrare strano o inappropriato.

Generalmente, il suo comportamento è motivato dalla parte "Bambino" in lei, perciò è più emotivo che razionale. Può essere che, inconsapevolmente, si comporti così perché questo era il suo modo di agire quando era di fronte a sua madre, suo padre, o altre persone che l'hanno contattata nella più tenera infanzia o magari, indirettamente, nel periodo prenatale.

La mente, infatti, usa spesso le informazioni registrate nella memoria subconscia per valutare la situazione attuale ed agire in conseguenza. Per esempio, una persona che è stata molto male mentre ascoltava una certa musica, difficilmente gradirà tale musica in altre occasioni.

A volte, specialmente nei bimbi, certi episodi dolorosi posso essere accompagnati da cure insolite o maggior manifestazione di affetto: questi momenti vengono classificati come "episodi con beneficio secondario". Ciò che li fa classificare in questo modo è il fatto che, anche se nella malattia o nel dolore, la parte "Bambino" ha ottenuto qualche tipo di vantaggio ed ha concluso che: "Se ho questo problema mi danno più... (affetto, cure, attenzione, ecc.)".

Non si dimentichi che il "Bambino" (o emisfero destro) non ha possibilità logico-raziocinanti, pertanto, anche dopo decine di anni, potrebbe ricreare il problema di un tempo a fronte della conclusione: "quando ho avuto il problema mi hanno dato più affetto, ora ricreo il problema e mi daranno più affetto".

Alcuni comportamenti anomali e le varie malattie psicosomatiche (circa l'80 per cento di quelle esistenti) potrebbero appunto essere riconducibili ad uno o più episodi dolorosi in cui la parte "Bambino" ha ottenuto qualche beneficio secondario.

Da quanto sopra appare evidente quanto sia negativo parlare ad un bambino molto ammalato o ferito, utilizzando frasi del tipo "mi fai tanta pena e ti voglio ancor più bene", oppure fare regali, o creare la possibilità che il "Bambino" in lui concluda che con quel problema si guadagna qualcosa. La posizione esistenziale di "vittima" può dipendere anche da questo.

Quando un bimbo stà bene gli si può dire ciò che si vuole ma quando è semicosciente, a causa di malattie o lesioni, è meglio prodigarsi nell'aiuto senza parlare. Lo stesso dicasi per le persone adulte deboli, o incoscienti, a causa di coma, traumi, incidenti e anestesie. Un riguardo particolare deve essere posto quando si parla alle donne incinte parchè è stato provato che le nostre parole possono venire registrate nella memoria istintiva del neonato in formazione.

Alcune esperienze di terapia con la regressione della memoria up.jpg

Caso n. 1

Una signora chiede aiuto perché soggetta a forti crisi isteriche. In terapia si ritrova a tre anni mentre fa i capricci urlando e pestando i piedi per terra fintanto che ottiene ciò che vuole.

Decisione presa dal "Bambino" in lei: "quando faccio i capricci ottengo ciò che voglio".

Caso n. 2

Un ragazzo di 15 anni con una sinusite cronica, iniziata nei primi mesi di vita. In terapia si ritrova a un anno di vita, con il naso chiuso da raffreddore, seduto su un divano mentre è oggetto di molte coccole da parte della mamma solitamente "freddina".

Decisione presa dal "Bambino" in lui: "quando ho il naso chiuso la mamma mi fa più coccole".

Il salvatore come beneficio secondario (4) up.jpg

Un tipo particolare di episodio con beneficio secondario viene a verificarsi quando compaiono sia un pericolo (vero o presunto) ed un "salvatore" che con il suo agire aiuta a superarlo.

Se accade che un bambino con la sinusite è trascurato dalla madre, ma viene amorevolmente curato da un'altra persona, il "Bambino" in lui considererà tale persona come "un salvatore". Supponiamo ora che il bambino, diventato adulto, si senta trascurato dalla moglie. Il "Bambino" in lui cercherà una soluzione e potrà generare la sinusite seguendo un ragionamento del tipo "quando ho la sinusite arriva qualcuno a coccolarmi".

Le situazioni di questo tipo sono tanto più probabili quanto più, in età infantile, un individuo ha passato dei brutti momenti con i suoi genitori.

Vi è anche la possibilità che l'individuo di cui sopra incontri qualcuno che assomiglia all'antico alleato, in questo caso il "Bambino" in lui potrebbe considerare questa persona come un "amico prezioso" e considerare valida ogni cosa che essa dirà o farà.

Anche i messaggi che il salvatore ha pronunciato nel momento in cui si è svolto il fatto, potranno costituire una guida preziosa a cui dare il massimo affidamento. Se l'alleato ha detto: "Devi crederci" la persona tenderà a credere a ciò che le si dice; se ha detto: "Stai attento", starà sempre in guardia, e così via.

Questo fenomeno raggiunge il limite quando, sempre inconsapevolmente, qualcuno sposa una persona che assomiglia al salvatore di un tempo, anche se altri fattori lo sconsiglierebbero caldamente.

Alcune esperienze di terapia con la regressione della memoria up.jpg

Caso n. 1

Una signora sposata, e con figli, decide che morirà se non sposerà una persona che chiameremo Giuseppe. Si scopre che recentemente la signora ha fatto una cura dimagrante che ha messo in repentaglio il suo organismo, il "Bambino" in lei si è perciò messo all'opera per superare il pericolo.

Quando la signora era piccola era caduta malamente ed era stata aiutata da un signore arrivato in bicicletta (prima conclusione "uno in bicicletta mi salva"). A 15 anni aveva conosciuto Giuseppe il suo primo amore (poi lasciato) che, per puro caso, era in bicicletta pure lui (seconda conclusione "mi piace uno in bicicletta, lo sposerò").

Dovrebbe apparir chiaro come, per superare il pericolo, il "Bambino" abbia associato le cose e concluso in conseguenza "se non sposo Giuseppe non sarò salvata e morirò".

Caso n. 2

Una ragazza si innamora alla follia di un signore sposato ed afferma che non potrà più vivere senza di lui. In terapia si ritrova, bambina, su un taxi che corre verso l'ospedale con la mamma che dice al guidatore: "Mi raccomando, faccia presto, la vita di mia figlia è nelle sue mani". La voce del taxista viene riconosciuta molto simile a quella del signore sposato.

Decisione presa dal "Bambino" in lei: "chi parla con questo tipo di voce ha la mia vita nelle sue mani".

Come il passato ci condiziona up.jpg

Da quanto abbiamo visto più sopra potremmo dire che gli episodi che abbiamo vissuto, specialmente nei primissimi anni di vita, ci condizionano alquanto. Fondamentalmente gli effetti dei condizionamenti si possono riassumere in questo modo:

  • 1. Impongono un comportamento che al soggetto "sembra" una soluzione sicura perché, da bimbo, agendo in quel modo è riuscito a superare una situazione difficile. In genere tali azioni possono essere: gridare, ammalarsi, andare in crisi, svenire, accusare paura o dolore fisico, piagnucolare, ecc.
  • 2. Possono causare una malattia di tipo psicosomatico perché da piccoli quella malattia (o una con effetti similari) ha portato qualche vantaggio o ha richiamato uno o più "salvatori".
  • 3. Fanno in modo che chi non vuole prendersi la sua parte di responsabilità affermi che "potrà vivere bene" solo se i suoi conviventi (o capufficio, o altri) cambiano modo di agire.
  • 4. Producono un comportamento anomalo, si vedano i ruoli di "vittima" e di "persecutore" (lettera La Pace della Mente n. 6). Purtroppo i condizionamenti provocano un comportamento automatico e portano a credere di agire così a causa del proprio carattere.
  • 5. Creano un atteggiamento per cui una persona pensa comunque di aver ragione e che gli altri hanno torto. Un'impostazione di vita che tende a favorire la propria sopravvivenza anche a scapito di quella degli altri.

Questi condizionamenti non aiutano certo a migliorare perché, per crescere, non bisogna dominare gli altri ma aiutarli a vivere in un modo migliore. Per far questo non bisogna dire a qualcuno che agisce in modo sbagliato, ma spiegargli che il suo comportamento è automatico a causa dei condizionamenti che ha subito nel tempo. Ciò può essere sufficiente perché diventi consapevole ed inizi a correggersi (si vedano al proposito gli articoli I minicopioni psicologici e I giochi psicologici.

Riferimenti bibliografici up.jpg

  • 1. Emil Coué, Il dominio di se stessi.
    Edizioni BIS, Blu International Studio.
  • 2. Ferruccio Antonelli, Elementi di medicina psicosomatica, pagg. 82-83.
    Rizzoli Editore, Milano, 1970.
  • 3. Dr. Mario Rizzi, Corso base di R.H.M.T. (Right Hemisfer Mental Therapy).
  • 4. Ibid.

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