La Luce oltre la soglia
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PAROLE DI CONFORTO PER CHI RIMANE

Tratto da scritti di Max Heindel

Articolo proposto dalla Rosicrucian Fellowship
tradotto dal Gruppo di Studi Rosacrociani di Padova


Leggiamo dalle lettere di S. Paolo:

Non vogliamo poi lasciarvi nell'ignoranza, fratelli, circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza. Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui. Questo vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti (I Tessalonicesi, 4:13-15).

Ma qualcuno dirà: "Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?". Stolto! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore; e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco, di grano per esempio o di altro genere. E Dio gli dà un corpo come ha stabilito, e a ciascun seme il proprio corpo. Non ogni carne è la medesima carne; altra è la carne di uomini e altra quella di animali; altra quella di uccelli e altra quella di pesci. Vi sono corpi celesti e corpi terrestri, ma altro è lo splendore dei corpi celesti, e altro quello dei corpi terrestri. Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle: ogni stella infatti differisce da un'altra nello splendore. Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza; si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale (I Corinzi, 15:35-44).

Il conforto che la religione ci offre nei momenti di dolore up.jpg

Questo conforto è la misura del valore della religione stessa. Per raggiungere il suo fine essa deve consolarci soprattutto nel momento della separazione dai nostri cari. Quando la morte falcia la vita, quando piace a Dio mettere fine all'esistenza terrena dei nostri parenti e amici, quando le nostre risorse umane si sono esaurite, ci volgiamo alla religione per ricevere il coraggio e la forza di sopportare il peso della nostra perdita e del nostro dolore.

Che cosa dicono su questo argomento gli insegnamenti rosacrociani? Per prima cosa insegnano che la morte non significa fine; ricordano poi la Legge di Conseguenza, secondo la quale il frutto delle azioni, buone o cattive, compiute nella vita, deve prima o poi essere raccolto, poiché, come si legge sulla Bibbia: "Ciò che l'uomo semina, quello raccoglierà".

Sappiamo che la morte non può cancellare le azioni buone o cattive, come non si possono saldare i debiti trasferendoci in un'altra città. Il debito rimane, e prima o poi, una volta o l'altra dovrà essere estinto.

Ci rallegriamo quando nasce un'anima, cioè quando viene racchiusa in una veste d'argilla; ci rattristiamo quando questa forma viene distrutta al momento della morte. Non ci rendiamo conto che dovremmo comportarci nel modo opposto. Lo spirito, nascendo nel mondo fisico, viene imprigionato nella sua forma di carne, divenendo soggetto alla sofferenza, al dolore, alle infermità, e per fortuna anche alle gioie che sono conseguenza del suo stato. Tuttavia l'esistenza fisica è necessaria perché l'anima impari le lezioni alla scuola della vita.

Se vogliamo piangere, dovremmo farlo per la nascita di uno spirito su questa terra; dovremmo invece gioire quando sopravviene la morte a liberarlo dal dolore e dalle limitazioni dell'esistenza fisica. Se ci rendessimo conto del sollievo provato dai nostri cari liberati dalla sofferenza del corpo, dovremmo esultare anziché rattristarci. Pensiamo a quanta gioia proverà una povera anima che è stata incatenata ad un letto di dolore, risvegliandosi nel mondo a noi invisibile in cui si può muovere liberamente, a suo piacimento e senza più soffrire! Non dovremmo augurarle buon viaggio, e di raggiungere al più presto Dio, invece di piangere?

I nostri cari sono stati richiamati da Dio per una missione superiore in un campo più vasto, in un altro mondo, dove non hanno più bisogno del corpo fisico che hanno abbandonato.

Come il bambino va a scuola giorno dopo giorno per aumentare le sue conoscenze, e ha molte ore di riposo fra due giorni scolastici consecutivi sviluppando così il suo corpo dall'infanzia alla maturità, così anche lo spirito frequenta la scuola della vita durante il succedersi delle esistenze, occupando una dopo l'altra forme terrestri sempre migliori, con le quali acquista esperienza.

Come dice un poeta: up.jpg

Costruisciti più fiere dimore, anima mia, Mentre le stagioni scorrono! Lascia al passato la sua bassa volta, Fai un tempio più bello di quello che egli rimpiazza,

Proteggiti sotto un duomo più altero fino al giorno in cui, finalmente liberata dalla tua conchiglia ormai inutile, lascerai il mare agitato della Vita!

Sappiamo che i nostri cari ritorneranno un giorno con un corpo migliore e più nobile di quello che hanno abbandonato. Sappiamo che secondo l'immutabile Legge di Conseguenza devono ritornare per fare sì che, attraverso vite ed amicizie successive, la loro natura affettiva si estenda e si immerga in un oceano d'amore.

Per noi la morte ha perduto il suo pungiglione mortale, non perché siamo diventati insensibili o perché amiamo di meno i nostri cari, ma perché siamo convinti di avere la prova inconfutabile che la morte non esiste.

Non abbiamo nessun motivo di piangere perché il cordone argenteo si è rotto e il corpo ritorna alla polvere da cui proviene; infatti sappiamo che nello spirito i nostri cari sono più vicini di prima, e sono presenti fra noi anche se non possiamo vederli.

Mai lo spirito è nato! Mai cesserà di esistere! Mai è esistito il tempo, la fine e l'inizio sono dei sogni! Lo spirito sarà sempre senza nascita o morte, la morte giammai lo ha sfiorato, benché sembri la sua spoglia priva di vita. No! Mentre un abito vecchio è deposto e se ne indossa uno nuovo, dicendo: "Oggi questo indosserò." Così alleggerito lo spirito lascia il suo abito di carne e si accinge ad occupare una dimora tutta nuova.
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